Una foglia di Gingko
Una foglia di Gingko.
Il Gingko biloba cresce enorme, nel mio giardino. Un albero che sembra emanare la sua potenza, con le foglie a forma di ventaglio, eleganti, che ti salutano mentre cadono.
In autunno, creano un enorme tappeto quasi incredibile a vedersi, ricoprono di giallo un’intera sezione di giardino, come una mano di vernice sull’erba.
Quand’ero piccola, sporgendomi dalla finestra del salotto, riuscivo a scorgere la punta del gingko, con i suoi rami lanciati nelle nuvole e nell’azzurro. Poi è cresciuto così tanto che ora devo alzare la testa finché la mia nuca non arriva a piegarsi per vedere i rami lontani in mezzo agli sbuffi bianchi.
Le venature di quelle foglie, quell’enorme tronco, avevano un significato.
Poi ecco il cerchio che si chiude.
Qualche settimana fa leggevo “Se una notte d’inverno un viaggiatore…”. Calvino parla della possibilità di isolare la caduta di una sola foglia di gingko da tutte le altre, pena la perdita del resto delle foglie che cadono. Emozione singola e emozione complessiva, lembo frastagliato della foglia e mare di gocce gialle che volteggiano leggere.
Ecco, io ho chiuso il cerchio in quel momento, quando ho capito che la letteratura può essere questo: la possibilità di isolare una singola impressione, mentre leggiamo un rigo del nostro libro, dal mare complesso che si cela dietro e che non viene descritto, ma che allo stesso tempo avvertiamo immenso sotto di noi, sotto le righe. Grazie alla letteratura, possiamo avvertire il mare di foglie che si muovono dietro quella foglia, immaginare tutta la potenza di ciò che non ci viene detto, ma che sappiamo esistere tra le filature della carta, nel tappeto giallo alla base della nostra foglia caduta. Possiamo vivere le singole emozioni, senza rinunciare all’emozione complessiva, al senso completo della nostra vita. Il grande gingko e le sue emanazioni verdi e gialle. La goccia nel mare, l’occhio nel buio, le ali nella caduta. La possibilità di abbracciare la vita intera in un solo rigo. In una sola foglia.