Grande successo per l’incontro con il Comandante Alfa all’Unifg

Eroismo a volto coperto: il Comandante Alfa del G.I.S. presenta il suo libro all’Università degli Studi di Foggia

Foggia, 13 novembre 2015, Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia. Uno dei fondatori del Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri (G.I.S.), per la prima volta è qui, nella nostra città, per presentare il suo libro ‘CUORE DI RONDINE’.

L’associazione studentesca universitaria Area Nuova e la Cappella dell’Università degli Studi di Foggia hanno organizzato, con il patrocinio del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Foggia e del Forum dei Giovani, questo evento davvero unico.

L’Aula è straripante di gente, tutti assorti nell’osservare la misteriosa figura seduta al centro della cattedra, incappucciata, di cui è visibile solo uno sguardo, e tanto basta, perché è penetrante e diretto.

Il Cigno ha 26 anni nel 1977, quando viene arruolato, con altri suoi 4 compagni, nel nuovo reparto d’élite dell’Arma dei Carabinieri: da semplice paracadutista si trova a essere scelto per una delle squadre d’azione più importanti: il G.I.S., Gruppo di Intervento Speciale.

Dopo quasi trent’anni da quell’investitura, il Cigno, ribattezzato dai suoi uomini Comandante Alfa, ripercorre la sua vita e le sue missioni segrete in un libro, ‘Cuore di Rondine’, il cui ricavato verrà totalmente devoluto in beneficenza. Il Comandante sorride, è sorpreso che il libro abbia venduto 30.000 copie: “Vuol dire che l’Arma dei Carabinieri è davvero amata, al contrario di ciò che si pensa” dice.

Intervengono il prof. Gastone Breccia, docente dell’Università degli Studi di Pavia e il dott. Giovanni di Benedetto, membro del Direttivo del Forum dei Giovani di Foggia; media Marco Buccarella, Consigliere del Dipartimento di Giurisprudenza nell’Università degli Studi di Foggia. Anche il prof. Aldo Ligustro, docente di Diritto Internazionale dell’Università degli Studi di Foggia, prende la parola e illustra la speciale metafora che contraddistingue il titolo del libro: “Cuore di rondine”. Il professore spiega che quando il comandante era bambino, suo nonno gli aveva detto: “Diventerai grande quando riuscirai a colpire con una fionda una rondine e a mangiarne il cuore”. All’inizio egli non vi riesce, ma dopo tanti tentativi, ecco che ce la fa. Ma il coraggio non gli proviene da questo semplice atto.

Il cappuccio nasconde un volto che ha visto tanto, una bocca che ha parlato in luoghi di guerra, di atrocità. E proprio quelle operazioni d’importanza internazionale, alcune delle quali rese note, come la liberazione della piccola Patrizia Tacchella, rapita nel 1990 a soli 8 anni, o l’intervento nel carcere di Trani, altre strettamente segrete, a cui il comandante ha preso parte, fanno sì che quella copertura sia strettamente necessaria: “Non ho il volto coperto perché ho paura per me, ma per la mia famiglia, per i ragazzi del G.I.S.” dice, sicuro, il Comandante.

Umiltà, schiettezza e serietà. Tante sensazioni trapelano da quegli occhi e da quelle parole così dirette. Il Comandante evita i convenevoli, le frasi di circostanza, sembra non aver tempo per tutto ciò che non va dritto al cuore della questione, della verità. Parla della sua esperienza a Kabul, in Afghanistan, nel 2002, durante l’operazione “Corona”, funzionale all’addestramento di un corpo armato per permettere il sicuro rientro in patria dell’ex re afgano, durante un colpo di stato. Parla di ciò che ha potuto toccare con mano, di ciò che lo ha cambiato: “Per capire bene, bisogna viverle in prima persona, quelle cose. La gente, lì, per non sentire la fame, mastica l’oppio. La mattina, prima degli addestramenti, raccoglievo razioni K, quelle destinate a noi militari, e le distribuivo tra i soldati afghani convenuti, così che non facessero uso di droga e fossero più lucidi. Dopo un po’ di tempo nessuno più masticava oppio. La gente aumentava, perché nel posto si era diffusa la voce che i militari italiani regalavano cibo. Molti sopportavano la fame tutto il giorno, conservavano la razione, e alla fine dell’addestramento, di sera, tornavano a casa con la razione sottobraccio per portarla ai loro figli che non avevano cosa mangiare. Mi si stringeva il cuore.”

Il Comandante racconta alcuni dei problemi maggiori che questo incarico di così ampia responsabilità comporta: si rinuncia alla vita privata, al tempo trascorso in famiglia, con i propri figli, che all’inizio faticano a comprendere come mai il loro papà non sia mai presente a casa. Ma l’impegno, la dedizione, l’aspirazione ad una causa così nobile saranno ripagate prima o poi. ” Le prime persone a cui ho consegnato il libro, dopo averlo scritto, sono stati i miei figli. Dopo qualche giorno, sono venuti da me e mi hanno chiesto scusa per aver pensato di me che fossi stato un egoista. È stato il più bel regalo”.