Pioggia

Il sole riesci a vederlo troppo. Le nuvole arrivano cariche, te ne accorgi subito. La neve scende ad enormi fiocchi, inizia a mangiare, candida, il paesaggio. Scompaiono i colori di prima e il grigio delle città. La pioggia invece non la vedi bene: devi guardare le pozzanghere, allungare la mano con il palmo aperto o buttare la testa all’indietro e aspettare. La pioggia la ascolti. È un rumore che cambia, pacato, poi insistente, prima attutito dai vetri, poi uno scroscio che sembra cantare, ogni goccia sembra cantare la sua musica. Rimani lì incantato. E poi la pioggia la odori. Ti entra nelle narici il suo profumo, il profumo di tutte le piogge del passato. Tutte insieme. Ti entrano nel naso le corse per non bagnarsi, i vestiti appiccicati, il letto e i libri e le coperte e il calore, e l’umido che si insinua, l’erba che si ravviva, la sabbia bagnata e il mare che si agita. Anche se sei in casa e non devi uscire, quando piove vuoi saperlo sempre. Te ne accorgi e avvisi gli altri, sempre. Forse perché qualcosa che scende giù dal cielo, è pur sempre qualcosa.